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Zac7 - Il giornale del Centro Abruzzo

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Una settimana, una guerra

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di Latifa Benharara

Venerdì 13.
Era un venerdì come tanti altri. Quelli in cui i ragazzi, i parigini e i turisti, escono per svagarsi e approfittare dell'inizio weekend, tra bar, brasserie, ristoranti e  concerti.
Io vivo nell'11esimo arrondissement da un anno e mezzo nei pressi di République. È un quartiere vivo, multietnico, dove si sta in armonia: ebrei, musulmani, atei, agnostici, "bourgeois", studenti, ristoratori, famiglie. C’è rispetto e ho scelto di vivere qui proprio per questo: mi sentivo al sicuro.
Ho cenato a casa mia con degli amici e poi siamo usciti. Io non volevo uscire, è stato il mio amico Davide a convincermi. Volevamo restare in zona ma fortunatamente, ora penso, ci siamo spostati nel quarto arrondissement nei pressi di Pompidou.
Alle 22.30 eravamo al bar "la Fontaine" a ridere e a bere. Insieme ad altri amici. Come si fa tra amici.
Improvvisamente tutti i nostri cellulari hanno cominciato a squillare, molti sono scappati via subito, altri urlavano "andate via, rientrate a casa!".  Cercavamo di capire ma tutto è successo talmente in fretta e in più zone che la gente è entrata nel panico totale.
Io tranquillizzavo i miei per telefono. O almeno ci provavo.
In un attimo il bar ha chiuso e ci siamo trovati a Rue de Rivoli dove la gendarmerie e la polizia ci obbligavano a non rimanere per strada e a trovare rifugio. “Mademoiselle c’est inderit de rentré chez vous, votre rue elle est fermé il y a des blessés et des morts". Gridavano.
E in quel momento, lungo quella strada e tra quelle urla, che ho avuto davvero paura.
Non potevo rientrare a casa, la mia via era chiusa, c’erano stati morti e feriti. Parigi sotto attacco.
Abbiamo preso la metro e siamo andati da un amico nel 16esimo. Avrò dormito due ore, abbiamo passato la notte a commentare increduli le immagini.

Sabato 14.
Café métro Exelmans, non è un sabato come altri: il Café è semi vuoto, i volti della gente sono marcati. Tristi.
Sono qui che bevevo il caffè, guardando la televisione, i collegamenti in diretta: penso e spero che i miei vicini di casa e amici stiano bene.
Nella metro il vagone è silenzioso, sei persone a bordo e venti fermate che sembrano non finire mai.
Métro République chiusa, annuncia l’operatrice, "andiamo bene!" dico a Davide. Scendo una fermata prima, dieci minuti a passo svelto: voglio tornare a casa il più in fretta possibile. Arrivo a Place République. Circondata da pattuglie e telecamere e giornalisti e gente che posa fiori e candele intorno alla statua. Prendo Avenue de la République: la via Richard lenoir, parte de la via de la Folie Mericourt (la mia), parte di Rue de Temple et Fontaine de Roi, sono chiuse al pubblico. La polizia mi lascia passare con un documento.
Finalmente a casa. Non riesco a credere che tutto ciò sia veramente accaduto.
Da Sulmona mi chiamano e mi scrivono, accetto un collegamento telefonico con una tv locale: voglio rassicurare tutte quelle persone che si sono preoccupate nella mia Sulmona, davvero tante, questo affetto ricevuto mi ha riscaldato il cuore.
Decido che rimanere a casa non è per me la migliore soluzione. "Non uscire e stai attenta" continuano a ripetermi in questi giorni. La mia risposta è sempre la stessa: segregarsi in casa non è la migliore soluzione a questa tragedia. "Je préfère mourire debout que à jenoux".
Siamo in tanti per le vie dell’11esimo arrondissement de Paris a rendere omaggio alle vittime di  questa assurdità.

Domenica 15.
Sono alla messa à Notre Dame de Paris, i controlli della polizia non sono mancati, l’emozione è forte tra i canti religiosi e i rintocchi de l’eglise.
Poi di nuovo panico: colpi di fucile a République. Fortunatamente un falso allarme: qualcuno è ancora capace di "scherzare" giocando con i petardi, ma è bastato questo per creare di nuovo il terrore tra la gente.

Lunedi 16.
La situazione non è delle migliori la paura è tanta sopratutto ora che lo stato di guerra è ufficializzato.
Non è un inizio settimana qualunque, si respira un'aria di tensione, sono molti i luoghi chiusi per lutto e il traffico non sembra più quello della Ville Lumière.

Martedi 17.
Creare terrore è il loro obiettivo, avere paura in questi casi è comprensibile ma avere coraggio e continuare a vivere la quotidianità è essenziale affinché non vincano questa guerra contro l’umanità.
Uccidere perché hai ucciso. Questo non non ha senso.
Penso che gli attacchi terroristici avvenuti qui a Parigi sono stati accuratamente progettati. Ogni singola cosa.
Chi sono? Può essere chiunque.
Quando? In qualsiasi momento.
Hanno la possibilità di agire perché sono già tra noi. La base Siriana certo li "comanda", li "addestra ad uccidere". Tutti siamo a conoscenza del "buisenss" che esiste dietro i terroristi e i fondamentalisti islamici. È un grande peccato uccidere in nome di Dio come continuano a fare. Specie per me che sono mussulmana. Così facendo hanno creato nel mondo islamico un velo di vergogna che non merita.
Oggi bisogna stare attenti ed essere capaci di capire: c’è l’immigrato, il profugo, il musulmano e il terrorista: non bisogna fare di questi termini dei sinonimi.

Mercoledi 18.
Riuscire a dormire più di quattro ore sembra impossibile. Si è sempre in allerta.
La prova: due morti e sette arresti a St Denis, tra cui una donna che si è fatta esplodere.
Decido di non seguire più i notiziari. "Andiamo al teatro questa sera!”.
Al teatro Champs Elysées, Grigory Sokolov interepreta Schubert. Eccitata arrivo in anticipo e con sorpresa i biglietti sono esauriti. 
Dispiaciuta di non assistere allo spettacolo, ma felice nel vedere che i Parigini non hanno paura nonostante l'episodio di stamani. Dopo una passeggiata arrivo alla Tour Eiffel: ai miei occhi per la prima volta tricolore. I fotografi e i turisti la immortalavano.
I social network sono diventati nel frattempo teatro d'idiozie, la presenza dei politici dietro le quinte come sceneggiatori sempre con i soliti copioni. Il pubblico, gli spettatori, pagano prendono posto, "si mettono comodi" e aspettano il calare del sipario.

Giovedì 19.
Piove, apro la finestra, il cielo è grigio, il rumore del traffico è quello di sempre e non interrotto dalle sirene come negli ultimi giorni.
Domani ci sarà un’importante manifestazione contro il terrorismo e in memoria delle sue vittime.
Lo annuncia l'Imam della moschea di  Parigi affinché tutti i musulmani e i loro amici siano presenti: "Marcia della dignità" contro il razzismo e la violenza.
Un importante incontro che sembra sia rinviato, divieto di manifestare prima del 22 novembre, si legge sull’express. Siamo in guerra, dicono.


postato il 21/11/2015

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