E-MIGRANTI

Zac7 - Il giornale del Centro Abruzzo

18797

Sulle tracce della cioccolata

Galleria fotografica

Documento senza titolo

di Roberta Pozzi

Bombardati dagli ultimi bollettini di guerra sull’alimentazione e la salute, demonizzanti una lunghissima lista di alimenti, io impunita mi aggiro tra gli scaffali del proibito! Fa bene, fa male, è calorico, fa venire la cellulite, dà la carica. Tutte queste domande non me le pongo, anzi bugia, già ne conosco le risposte. Magico cioccolato, goloso, stuzzicante, afrodisiaco, uno dei migliori antidepressivi naturali!
Tra le sue tante proprietà, di sicuro i suoi flavonoidi aiutano a combattere il fenomeno dell'ossidazione e contribuiscono a difendere la salute di arterie e cuore. A cancellare poi ogni senso di colpa riguardante la linea, secondo le ultime ricerche dell'Oms, il cioccolato non sembrerebbe affatto tra i principali colpevoli dell'impennata dell'obesità in Occidente, soprattutto fra bambini e adolescenti. Dalla task force internazionale, ci dicono che "Ingrassano certamente di più le ore trascorse immobili davanti a tv e videogiochi" e se le parole chiave di una alimentazione equilibrata sono moderazione e varietà beh, mangiandone in moderazione qui c’è n’è veramente per tutti: al sale, al peperoncino, al lime, al rum, alle nocciole, al muesli, al marzapane. Davvero una scelta imbarazzante che appaga i sensi!
Nelle sue terre di origine non a caso il cacao veniva chiamato “cibo degli Dei” e Linneo gli diede il nome scientifico Theobroma cacao: cacao, appunto cibo degli Dei. I Maya già ne coltivavano intere piantagioni intorno al 600 d.C. e dalle sue fave ottenevano una bevanda fermentata nutriente chiamata 'Xocolatl', che ha dato il nome al cioccolato. I conquistatori spagnoli lo portarono poi in Europa nel 16 °secolo. Macinato e miscelato con spezie e prodotto in un drink esotico e amaro, la bevanda divenne presto di moda tra gli aristocratici e anche se successivamente perse di popolarità nella sua forma liquida rimpiazzata da tè e caffè, la sua forma solida guadagnò grande consenso.
Se diciamo Svizzera pensiamo a latte, cioccolata, pascoli e formaggi. Viene quindi da chiedersi come mai un piccolo Paese come questo, in prevalenza montagnoso, con un clima tutt’altro che tropicale, che non ha mai avuto colonie in posti in cui viene coltivato il cacao, sia uno dei maggiori produttori mondiali di cioccolato.
Prima tra tutti la disponibilità dell’acqua, fonte primaria per l’impiego delle macchine nel processo di produzione e poi la strategica posizione geografica a favorire costantemente il rifornirsi di materie prime.
È qui che è stato creato il cioccolato al latte, alle nocciole e soprattutto quello ripieno e gli Svizzeri stessi ne sono grandi e orgogliosi consumatori.
Il vicino Belgio rivaleggia con la Svizzera in materia cioccolatiera, ma forse non è troppo noto che le famose praline belghe hanno in realtà radici elvetiche. Il marchio Neuhaus, tutt’ora uno dei maggiori produttori del Belgio appartiene infatti allo svizzero Jean Neuhaus che trasformò in confetteria la sua attività appena trasferitosi a Bruxelles.
Oggi le fabbriche di cioccolato elvetiche sono più di venti e spiccano nomi importanti come quelli di Cailler (1), Lindt (2), Nestlé (3), Toblerone, Frey, Suchard, Teuscher (quest’ultimo da me già scoperto negli States (4)), ben più commercializzati e forse anche un po’ inflazionati, ma accanto a questi ne esistono davvero tante di più, di produzione cantonale altrettanto deliziosa e particolare che meritano di essere gustate. (5,6)
Per chi visita brevemente la Svizzera sulle orme del cioccolato, molto folcloristici sono i “Treni del cioccolato” (7, 8) che partono da Montreux e attraversando i pascoli, in una sola giornata permettono di visitare sia la fabbrica storica del Maître Chocolatier Cailler, che il pittoresco paesino Gruyère e il suo castello da cui proviene il famoso formaggio. A bordo, si fa un tuffo indietro nel tempo sui vagoni fatti di eleganti sedili che ricordano tanto le carrozze-pullman in pieno stile Belle Époque. Ai passeggeri sembrerà di viaggiare durante i primi anni del Novecento, ma per chi preferisce stare al passo coi tempi, c'è anche la possibilità di sedere comodamente su spaziose poltrone in vagoni più moderni.
Per degustatori “doc”, la regione di Ginevra risulta sicuramente una delle più ricche, partendo alla scoperta di una delle più antiche marche, la storica Cailler, che porta il nome di chi nel 1800 inaugurò nello stato elvetico una delle prime fabbriche meccanizzate.
Nella cioccolateria Durig (9), a Losanna, si possono assaggiare cioccolatini di tutti i gusti, tipologie e forme, ma visitando il laboratorio se ne possono anche creare e personalizzare con l’aiuto del Maître Chocolatier Durig scegliendo le spezie preferite per il ripieno e dargli la forma e la decorazione desiderata. (10)
Nella cittadina di Morges, sempre nella zona del lago di Ginevra, la storica Cioccolateria Maier (11) produce il famoso “Cioccolato Audrey Hepburne”, delizie alle mandorle di cui parte del ricavato è destinato all’Audrey Hepburn Children’s Fund. In questa località l’attrice visse per quasi trent’anni e riposa ora nel piccolo cimitero del paese. Questo particolare tributo in sua memoria perché la pasticceria era tappa abituale delle sue passeggiate e anche il posto in cui brindarono il giorno del suo secondo matrimonio con l’italiano Dotti, nel suo conosciuto vestito rosa Givenchy.
Che dire, piccoli dolci assaggi questi per “chocolate lovers” che vanno oltre le tavolette souvenir ricoperte di carta rossa con croce bianca. Agli svizzeri il cioccolato è caro come ai sulmonesi i confetti e io che amo le cose buone, mi ritrovo in casa entrambi, ma … sempre con moderazione!


postato il 7/11/2015

Share
Ci sono 38 articoli in questa categoria. Leggi gli altri prossimo