E-MIGRANTI

Zac7 - Il giornale del Centro Abruzzo

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Turista in Italia

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di Cinzia Curini

Torno in Italia una volta all’anno, in genere, da quando l’ho lasciata per l’Australia. Difficile restare più a lungo senza riabbracciare le persone care, ma, quando gli anni si vanno ad accumulare, cambiano tante cose nella testa di un emigrante. Al principio si oscilla tra la curiosità e l’entusiasmo verso la nuova vita in terra straniera e la nostalgia per quella di origine. Poi, via via ci si ambienta nonostante le difficoltà e le differenze culturali; il tempo scorre pur lasciando affiorare all’improvviso momenti di mancanza lancinante e domande taglienti. “Ma chi me l’ha fatto fare?” “E se fossi rimasta?” Intanto si lavora, si incontrano tanti altri migranti, ci si sente come sulla stessa barca, ci si aiuta, si fa amicizia e si guarda avanti, sognando la trasformazione di quel participio presente in un participio passato, da migrante a migrato, stesso status e stessi diritti degli altri.
Tornare in Italia, le prime volte, è una grande emozione. Sull’aereo si scalpita per vedere dal finestrino quella terra che si sente come propria, nel riconoscerne i contorni dall’alto. All’aeroporto è difficile evitare quel sorriso stampato nel sentire l’atmosfera familiare, le voci che parlano una lingua che è viva come il sangue che ci scorre nelle vene. Si misura ogni passo che conduce verso casa, con rispetto e discrezione, mentre il tempo si dilata e iniziano ad apparire gli angoli di mondo tra i quali si incastrano innumerevoli ricordi di una vita. Il cuore si gonfia di emozione e l’abbraccio delle persone amate ci risucchia fino a farci perdere le parole.
Il biglietto di ritorno sembra una condanna che richiama alla realtà mentre resistiamo ancora ingozzandoci di prelibatezze nostrane, tra interminabili chiacchiere con gli amici. Quando il tempo sta per scadere, la gola si stringe di nuovo e lo sguardo cambia, tentando di andare oltre. Le prime volte è dura, ma poi ci si abitua, come a tutto. Eppure una parte di noi preme per dimenticare tutto il resto, per abbandonarsi all’hic et nunc e fermare il tempo.
Dopo un paio di viaggi caratterizzati da questo tenore emotivo e tre anni di residenza all’estero, con un contratto a medio termine conquistato con fatica e determinazione e una casa ‘”mia” in Australia ad aspettarmi, ho provato con una certa sorpresa la sensazione inversa, all’arrivo in terra australe. Era lì la mia casa, e quella in Italia era stata una vacanza. Non mi sentivo ancora abbastanza stabile da trasferire più di quei 30 kg per volta concessi dalle aerolinee, ma nemmeno così leggera come quando ero partita. Si riduceva l’oscillazione emotiva tra la zavorra del passato e l’apertura data dalla stabilità del presente.
A un certo punto mi è capitato di fare da turista nella mia terra meravigliosa: l’anno scorso ho accompagnato un paio di classi di miei studenti australiani in gita scolastica in Italia. Lo stupore e l’incanto nei loro occhi hanno contagiato anche me e la fortuna di visitare a modo Roma, Firenze, Venezia, Pompei ed altre piccole perle come Bassano del Grappa e Capri mi ha regalato una gioia davvero grande. Come non avere nostalgia di tanta bellezza? Come resistere senza, in mezzo ai canguri? Ma come si può lasciare che i propri occhi si abituino alla meraviglia che abbiamo intorno, in Italia, e dimenticarsi di proteggerla? In Australia tutti hanno un senso di reverenza verso la natura, selvaggia e poderosa. E di beni culturali ne hanno poco o niente.
Quest’anno mi sono rimessa a viaggiare in treno per l’Italia per cercare ancora emozioni così avvolgenti. Treni moderni e biglietti elettronici mi hanno condotto da una biennale a un’esposizione internazionale, dove assistere a creazioni piene di orgoglio e consapevolezza provenienti da qui e da altre parti del mondo, in un’ottica globale. L’ingegnosità, la creatività e la dedizione non appartengono solo a noi, ma al genere umano. Da noi, tuttavia, hanno prodotto delle eccellenze incredibili.
Basta uscire dall’Italia per tornare a guardarla con occhi nuovi, e apprezzarla come si deve. Tra le Dolomiti, la laguna di Venezia, la Pianura Padana, i laghi e le Alpi, solo per limitarmi al mio ultimo sguardo, si raccolgono città e scorci di infinita bellezza, con una storia millenaria e tradizioni autentiche. Ognuna sembra essere un mondo a sé. L’intero Paese è una raccolta di tesori che tutto il mondo ci invidia. Per me, inutile dirlo, la voglia di tornarci a vivere non è mai sopita. L’offerta culturale, con tutto quello che la parola cultura include, è un elemento davvero importante su cui puntare in quest’epoca globale, ma preservando allo stesso tempo il paesaggio, di cui dovremmo essere tutti custodi gelosi. Bisogna imparare a farlo meglio ed educare le nuove generazioni a continuare a farlo. Viaggiare e scoprire angoli e cose che non abbiamo mai visto non può che ampliare il nostro sguardo e farci sentire parte attiva di questo mondo in continua trasformazione.


postato il 10/10/2015

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