E-MIGRANTI

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Nomit: la “mamma” d’Australia

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di Cinzia Curini

Immigrazione significa terrone, cantava Paolo Conte. I terroni lo sanno bene quanto sia duro lasciare tutto in cerca di fortuna senza avere nessuno ad accoglierli, al massimo qualche conoscente, un semplice compaesano, o un parente, quando si è fortunati. Per l’Australia sono partiti dal Nord e dal Sud Italia, nel dopoguerra, terroni e polentoni, in massa. Partivano donne che si sposavano a distanza con sconosciuti visti solo in foto, uomini che erano tornati dopo anni di sacrifici a cercare moglie nel loro stesso paese, per poi portare via l’intera famiglia, a uno a uno. Questi italiani, soprattutto siciliani, veneti, abruzzesi e calabresi, hanno contribuito a creare la cultura che esiste oggi in Australia. Hanno creato comunità che hanno funzionato come famiglie allargate, mescolando origini e tradizioni e trasmettendole come nelle culture orali di una volta, quasi intatte dopo due o tre generazioni, come i loro dialetti che restano nonostante in Italia stiano scomparendo. Così, la nuova ondata di migranti italiani in Australia, grazie a chi li ha preceduti e a chi è stato vittima di razzismo, sfruttamento e derisione per decenni, può ritrovare dall’altra parte del mondo un pezzo della nostra cultura che ci fa essere orgogliosi delle nostre origini e rende l’impatto meno pesante.
Rispetto al dopoguerra tutto è cambiato. Noi arriviamo in aereo, spendendo cifre ragionevoli rispetto ai viaggi in nave di allora, che duravano settimane. Abbiamo internet, i telefonini e i contatti virtuali, una strada battuta da seguire che si è di nuovo affollata ma non c’è più la ‘famiglia allargata’ di una volta. Ora i tempi sono più concitati, le regole sono cambiate, si è tutti soli, in competizione, forse molto più di prima. Si arriva e non sempre si trova una comunità, nonostante si incontrino tante altre persone nella stessa situazione. Per questo mi ha fatto molto piacere scoprire l’esistenza di una realtà chiamata Nomit, un’associazione nata da un gruppetto di giovani italiani con lo scopo di aiutare i propri connazionali a orientarsi e integrarsi nella realtà metropolitana di Melbourne. Nomit non ha alcun fine lucrativo e le ragazze e i ragazzi che ne fanno parte sono volontari che offrono assistenza e informazione a chi arriva e fatica a orientarsi downunder. Con il supporto dei soci membri che hanno creato un sito web e del Consolato generale d’Italia che ha messo a disposizione lo spazio per realizzare uno sportello informativo vero e proprio, Nomit offre a chi ne ha bisogno anche corsi di inglese gratuiti e consulenza psicologica, oltre a fare promozione culturale.
Finora sono stati organizzati incontri e seminari su temi come il diritto del lavoro, progetti artistici e culturali per offrire momenti di aggregazione tra i nuovi arrivati a Melbourne che avvengano al di fuori dei ristoranti e bar in cui si cerca lavoro, e anche laboratori didattici per bambini in collaborazione con le scuole. Quello che stupisce è la totale neutralità di un servizio svolto da volontari che si sono organizzati spontaneamente per creare una comunità e allo stesso tempo offrire un livello di consapevolezza più ampio rispetto a quello che può scaturire da consigli di chi ci è passato e da chi cerca di fare l’interesse proprio o di qualcun altro. In Australia ci sono tante società nate intorno al fenomeno della nuova emigrazione, con consulenze e supporto riguardo a visti e corsi di studio a prezzi non proprio contenuti. Nomit è una bella eccezione che si prefigge anche di diffondere nella modernissima Australia un’immagine della cultura italiana più contemporanea e fedele alle nuove generazioni. Grazie alla collaborazione di Nomit con il Console generale Marco Maria Cerbo sono state pubblicate guide online sul diritto d’autore e su come creare un’impresa in Australia.
La prossima sfida è fare da tramite, sempre gratuitamente, tra aziende australiane e lavoratori italiani in cerca di un’esperienza in questo angolo del mondo dove i più fortunati possono arrivare anche grazie a una chiamata diretta da parte dei datori di lavoro dopo essersi iscritti a un database online. Per trovare una comunità, tuttavia, il web non basta. Ci vogliono le persone in carne ed ossa, come quelli di Nomit.


postato il 13/6/2015

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