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La civiltà dei “faciloni”

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di Fabiola Capaldi

Se al mio ritorno in patria qualcuno dovesse chiedermi come descriverei gli spagnoli, la mia risposta immediata sarebbe: sono generosi, onesti e precisi. Il primo giorno qui, dove ero ancora un’italiana spaesata che aveva appena nettamente tagliato il cordone ombelicale con la famiglia, gli amici, le abitudini, Sulmona e Bugnara, mi feci un giro di ricognizione per vedere dove fosse la scuola che per otto mesi sarebbe stata il mio posto di lavoro. Chiesi a due signore anziane dove fosse la tal via e loro, senza esitare, mi aiutarono, mi accompagnarono per un tratto e per salutarmi addirittura mi abbracciarono e baciarono, come se fossi una loro nipote.
Noi italiani siamo molto più diffidenti di fronte a degli sconosciuti che ci chiedono un’informazione e di certo non ci mettiamo né a baciarli né ad abbracciarli.
I primi giorni di scuola è stato un continuo sentire “Se hai bisogno di qualcosa, noi ci siamo” da parte di professori, bidelli, segretarie, alunni. È questo mi ha fatto sentire meno sola. La mia famiglia qui sono stati soprattutto Ana e José e la prof d’italiano, Isabel, che mi hanno conquistata per la loro bontà e su cui sapevo di poter contare sempre.
Un’altra cosa che a noi italiani colpisce al cuore è la puntualità dei treni, la pulizia e l’organizzazione delle stazioni. Prima di salire sul treno si fa il check-in dei bagagli, come in aeroporto. Questa modalità è stata inserita dopo l’attentato alla stazione di Atocha a Madrid nel 2004. Per i treni ad alta velocità, il biglietto si presenta dopo il check-in ad un addetto in un gabbiotto e non sul treno come da noi; mentre per quelli regionali o che non sono ad alta velocità il biglietto si convalida a bordo. I convogli sono pulitissimi e ogni viaggiatore ha sempre il suo posto assegnato (sia nei treni ad alta velocità che in quelli regionali). Il biglietto costa moltissimo, è vero, ma almeno hai la garanzia della qualità del servizio.
Gli spagnoli alla guida sono molto prudenti, rispettosi e non sanno cosa sia la discussione tra automobilisti. Si fermano sempre sulle strisce pedonali (li vedi che iniziano a frenare duecento metri prima per farti passare), guidano con prudenza, si rispettano tra di loro e non s’insultano.
Attenzione, però, non si può fare all’italiana maniera: se il semaforo per i pedoni è rosso, lo devi assolutamente rispettare altrimenti loro t’investono, come succede in tutta Europa, eccetto in Italia che t’investono a prescindere. Infatti, i pirati della strada, fortunatamente, qui non sono una piaga come in Italia. In Spagna non ho mai visto una fila (al supermercato, in banca, in un ufficio) che sia mal organizzata o che duri un’intera giornata come da noi. La scorrevolezza viene garantita dai moltissimi sportelli aperti per gli utenti, dai numeretti sempre funzionanti e dalla rapidità degli operatori. Inoltre, non ho mai visto le persone che litigano per chi ci fosse prima o dopo.
Insomma, la Spagna non è quel Paese “facilone” che tutti erroneamente pensano, anzi per alcuni punti di vista ha molto da insegnarci per migliorare. Dovremmo essere come loro: aiutarci a vicenda, fidarci l’un dell’altro, essere meno diffidenti e saperci rispettare. In questi otto mesi credo di poter dire di aver scoperto la vera Spagna, con i suoi vizi e le sue virtù, e posso dire che ne sono innamorata sempre più.


postato il 23/5/2015

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