E-MIGRANTI

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Il sogno australiano

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di Cinzia Curini

Prima di partire per l’Australia pensavo di essere in procinto di fare un grande salto. L’ho fatto lungo, quel salto; il perché è un’altra storia. Quel che mi ha sorpreso dopo è stato ritrovarsi in un Paese fatto di emigrati dove tuttavia poter emigrare non è un dato di fatto. È una conquista dura. L’obiettivo è il visto di residenza permanente. Di certo non tutti vengono pensando di restare, ma non sempre sono loro a decidere.
La tanto ambita PR, permanent residency, si ottiene con una serie di condizioni molto fruttuose che non tutti possono dimostrare. Dalla padronanza dell’inglese alla buona salute, la fedina penale pulita e soprattutto un contratto di lavoro della durata minima di due anni. Le porte sono aperte anche a chi è in coppia con qualcuno che è cittadino australiano o ha un visto permanente, e un figlio che nasce in Australia è automaticamente australiano.
Poi c’è una miriade di studenti, i quali arrivano per frequentare un corso qualsiasi, spesso di inglese, e hanno la possibilità di lavorare 20 ore a settimana, mentre gli under 30 possono venire in Australia da alcuni paesi del mondo come l’Italia con il visto vacanza-lavoro della durata di un anno, o due se si mette in conto di lavorare nelle famose farm (in genere fattorie agricole) per tre mesi. Entrambe queste categorie sono manovalanza a basso costo che viene per guadagnare ma anche spendere soldi in questa enorme isola tutta da esplorare, alimentando il sogno di una vita ‘facile’ in Australia per tanti giovani italiani.
La pre-condizione è averceli, dei soldi, per iniziare, perché tutto si paga caro e i visti sono aumentati fino a costare fino a 7000 dollari. Se il viaggio in aereo è già di per sé caro, la durata è spaziale. Il jet-lag, poi, la prima volta può essere davvero pesante. In questi giorni non posso evitare di confrontare questo tipo di migrazione a quella che tentano gli africani verso l’Italia e l’Europa.
I sacrifici per mettere insieme i soldi per partire per un’avventura del genere sono impossibili da paragonare. Anche le ragioni sono spesso enormemente diverse, ma poniamo il caso che si possa considerare soltanto ‘la ricerca di un futuro migliore’ come spinta. Mettiamo da parte il discorso della legalità, restiamo sul piano umano.
Cosa troviamo noi venendo in Australia e cosa trovano loro? Io posso solo dirvi cosa abbiamo trovato noi in Australia. Per chi viene a cercare ‘fortuna’ in Italia lascio a voi rispondere, sperando che la vostra coscienza non sia assuefatta a tragedie come quelle che abbiamo troppo spesso davanti agli occhi, noi, popolo di pensatori, poeti e di migranti.
In Australia io ci sono venuta con qualche risparmio, un appoggio, cosa molto importante, e un minimo di inglese. Ho trovato lavoro come cameriera al primo tentativo, ma vi sto parlando di 5 anni fa. Ora non è più così facile. Il business dei ristoranti italiani è in crescita, ma è aumentato di molto il numero di italiani che viene qui con un working-holiday visa e che cerca di iniziare a guadagnare qualcosa nell’ospitalità o insegnando italiano. Anche quest’ultimo è un settore ormai super competitivo. La popolarità dell’Australia è aumentata a dismisura in Italia ma qui non è una favola, al contrario: bisogna lavorare duro, spesso per due soldi, dato che Melbourne è una delle città più care al mondo.
E la solitudine, la nostalgia di casa e le difficoltà che si incontrano sono davvero difficili da immaginare prima della partenza.


postato il 9/5/2015

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