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qui Australia: un giorno a Piazza Italia

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di Cinzia Curini

È una splendida giornata di sole a Melbourne (Foto) , città famosa per le sue quattro stagioni in un giorno. Di solito, infatti, il tempo cambia molto frequentemente qui, data la posizione geografica della città che, pur affacciandosi su una baia, anziché sull’oceano, è comunque esposta a Sud e ai freddi, se non gelidi, venti dello stretto di Bass. Basta che cambi il vento e le temperature scendono o salgono di 10 gradi centigradi. D’estate si esce con vestiti più o meno leggeri, protezione solare 30+ (come minimo), occhiali da sole, cappello, maglione e ombrello, per ogni evenienza. A volte si rischia, come oggi, quando la temperatura è intorno ai 32° e il clima è secco. Le previsioni del tempo sono molto accurate e di solito sbagliano di poco, ma vanno controllate regolarmente per capire se si può uscire senza beccarsi un acquazzone, brutta cosa specialmente se si va in bicicletta.
Mi sono trasferita da Echuca la settimana scorsa e aspetto di iniziare il mio nuo-vo lavoro. Intanto riscopro le vecchie care abitudini della vita di città, dalla ricerca del parcheggio all’ottimo caffellatte da asporto. Melbourne è una città multietnica, come in generale l’Australia, ma la ricchezza di culture, tradizioni e cucine diverse è sorprendente anche per chi ci vive da un po’ di tempo.
Ci sono quartieri in cui si può trovare altre porzioni di mondo, e una di queste è l’Italia. Oggi mi voglio sentire a casa, e allora vado a Carlton, il quartiere ‘italiano’. Ci sono ristoranti, pizzerie, negozi ed enoteche che vendono prodotti italiani a prezzi purtroppo non proprio italiani. C’è il Centro di Studi Italiani con i suoi corsi di lingua, lo splendido Museo Italiano e il Co.As.It., Comitato Assistenza Italiani, che ospita anche un centro ricreativo per anziani in cui si gioca a tombola e si passa il tempo grazie alle varie attività offerte. Per pranzo potrei sedermi a mangiare nei tavolini all’aperto da qualche parte, ma è bel tempo così ordino un panino in un negozio di alimentari molto fornito. Ciabatta, fiordilatte, pomodoro e rucola. Niente da invidiare ai panini di Subway o KFC, anzi. Buonissimo. Gli australiani apprezzano e noi nuovi immigrati sentiamo meno la nostalgia di casa. Qualcuno ci fa bei soldini, ma il tutto gira bene, creando nuovo lavoro e promuovendo l’Italia come meta turistica sognata da molti.
Mi fermo a mangiare il panino sul prato di Piazza Italia, all’ombra di alberi fron-dosi di dubbia origine australe. È un giorno infrasettimanale, c’è gente sulle panchine all’ombra, sul prato o nelle vie intorno, a piedi o in auto. Poco traffico. Ragazzi coi monopattini sul palco della piazza, bambini che escono da scuola con le loro mamme, studenti asiatici in pausa studio che si concedono un gelato. Gabbiani gracchianti e versi di uccelli. Pace e silenzio. Una cosa fantastica dell’Australia è che qui non si usa suonare il clacson, se non per motivi seri. An-che quest’abitudine si va trasformando, tuttavia, e con la crescita di varietà cul-turali ognuno rischia di sentirsi libero di fare quel che vuole, invece di seguire le buone abitudini del paese ospitante.
Aspetto la mia amica che esce da lavoro per prendere un espresso e fare due chiacchiere. Andiamo in uno dei caffè italiani più frequentati, aperto da pochi anni da intraprendenti ragazzi italiani. Ora c’è anche un alimentari accanto che vende primi piatti da asporto, insalate di farro, arancini, panini, formaggi, affettati, mozzarelle di bufala e addirittura burrata. Sembra quasi di essere in Italia. I camerieri, il cassiere e alcuni clienti parlano italiano, noi ci sediamo al sole e ci raccontiamo le novità degli ultimi mesi. Melbourne è una città in cui non è facile incontrarsi di frequente, specialmente se si vuole incontrare australiani. Può capitare che ti invitino per cena con anche un mese e più di anticipo.
Tra una chiacchiera e l’altra io e la mia amica ordiniamo una birra Messina e una artigianale di Civitavecchia. Ci portano un mini tagliere con pezzetti di focaccia ripiena. Non abbiamo ordinato questo, dico io. È l’ora dell’aperitivo, risponde il cameriere.
Già, qui si cena a partire dalle sei di pomeriggio, non avevo considerato che l’ora dell’aperitivo si anticipa di conseguenza. Aspetta, cosa ha detto? L’aperitivo? Really?! Wow! Quasi quasi ordino un Campari, allora, ma scopro che il cameriere non conosce l’esistenza del Campari Soda. Meglio così, visto che per un cocktail il prezzo è 12 dollari e la quantità di alcolico servito è obbligatoriamente 30 ml.
Vado in bagno e c’è una ragazza che sta uscendo. There’s no toilet paper, mi dice. Già, proprio come in Italia, le vorrei rispondere io. Poi, alle sette, prima di cena per me, dopo cena per altri, vado al cinema a vedere Sacro GRA. Strano assai ri-vedere Roma, così, all’improvviso, sul grande schermo. Ciao Italia. Mi fai sempre un certo effetto, qui, alla bocca dello stomaco.


postato il 21/2/2015

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