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Editoriale

Il tribunale di Sulmona rischia davvero la chiusura. L’ultima proroga è fissata al 2020 e non saranno concessi altri rinvii. E proprio in questi giorni è ripresa con più forza la mobilitazione degli avvocati che hanno chiamato a raccolta sindaci e rappresentanti istituzionali. Perché il tribunale è di tutti. Non soltanto di chi ci lavora. Perché lo smantellamento dei servizi coinvolge la società e il territorio intero ed è troppo comodo, come è stato fatto (purtroppo) finora liquidare la questione con il fatto che la permanenza degli uffici giudiziari riguardi solo dipendenti, avvocati e alcune categorie sociali. Dai miei studi umanistici ho sempre avuto confermata la convinzione che nella filosofia troviamo ogni risposta alle nostre domande. Immanuel Kant, nato nel 1724 e ritenuto tra i più influenti filosofi e pensatori dell’era moderna, insegna che “Il diritto non deve mai adeguarsi alla politica, ma è la politica che in ogni tempo deve adeguarsi al diritto” . E sulla chiusura dei tribunali cosiddetti minori dovrebbe essere proprio la politica a porsi delle domande e fare un passo indietro. Perché è facile prendere in mano una cartina geografica e “cancellare” uffici giudiziari, strutture sanitarie e servizi ai cittadini. Ben diverso, invece, è comprendere in quale contesto esistono (e resistono) tali strutture e servizi. Proprio in questi giorni il tribunale di Sulmona ha emesso una sentenza storica sulla strage di Limmari, una tra le più sanguinose compiute dai nazisti. Nella frazione di Pietransieri a Roccaraso, tra il 16 e il 21 novembre 1943, furono trucidate 128 persone, comprese donne e bambini. Con una sentenza, depositata dal giudice Giovanna Bilò, la Germania è stata condannata ed è stato anche riconosciuto un risarcimento di 1,6 milioni di euro al Comune di Roccaraso e di circa 5 milioni di euro da versare a gran parte degli eredi delle vittime. Esistono davvero tribunali minori?

postato il 10/11/2017 alle ore 0:06