12302
La tempesta di stelle
Tutti, proprio “tutti a casa”, non sono andati, almeno in Abruzzo. Nonostante il boom dei grillini che in parlamento portano cinque stelle (3 alla Camera e 2 al Senato), la cui “luminosità” è un’incognita. Se non altro facce nuove e carte d’identità non troppo logore, come quelle ormai utili per ritirare la pensione (più che invidiabile) dei Franco Marini, Giovanni Lolli e Paola Concia. O quella, per rimanere in zona, di chi la nuova legislatura non ha neanche potuto sfidarla: la “Ferrari dei no antri” Maurizio Scelli e “il pattinatore” Sabatino Aracu. Via, loro, almeno, tutti via: chi bocciato dal voto e chi dal partito. In campo, oltre il suono dei “cri cri”, restano solo i fedelissimi o chi della fedeltà ha fatto una merce. Ed eccoli i “nuovi” parlamentari abruzzesi: c’è, al Senato, l’organizzatore di tornei di calcetto e di tennis Antonio Razzi, pensionato di lusso per la sua “responsabilità”, c’è Gaetano Quagliarello, che a mala pena sa dove si trova l’Abruzzo, e Paola Pelino che, coraggiosamente, le va riconosciuto, ha imbracciato le armi ed è scesa in trincea a difendere un posto che prima del voto era tutt’altro che certo, circondata, come era, da due colleghi “marziani” (Quagliarello e Razzi, appunto). A palazzo Madama andrà anche Stefania Pezzopane, che invoca bagni di umiltà per il suo Pd, come se fosse estranea, lei, alla gestione disastrosa del partito a livello regionale. Sfilata di volti “nuovi” anche alla Camera: Fabrizio Di Stefano, Filippo Piccone, Paolo Tancredi, Giovanni Legnini e persino un ritorno nostalgico di Gianni Melilla. Di nuovo, però, qui, c’è solo il tipo di palazzo, con il passaggio dal Senato alla Camera. Per il Centro Abruzzo a portare la bandiera, messo che l’appartenenza territoriale con questa legge elettorale abbia ancora un senso, saranno in tre: la sulmonese Paola Pelino, in qualche modo Gianni Melilla che a Pettorano ha lasciato pezzi di cuore e di vita e Antonio Castricone spinto dalle forti correnti dell’acqua popolese fino al Lungotevere. Tre onorevoli che su fronti diversi dovranno garantire visibilità e futuro a questo territorio in cerca d’identità, di idee e di lavoro. Che disperatamente tenta di arginare le spoliazioni continue di uffici (su tutti il tribunale) e di industrie (l’ultima in ordine cronologico è la Cosmo). Un problema, certo, comune all’Italia, ma che da queste parti è fin troppo comune. Da mesi, da anni. Almeno da quando, nelle stanze romane, c’erano gli altri “magnifici tre”. Senza che questo sia servito a molto. A niente, anzi. Non è il caso, insomma, di farsi troppe illusioni, non fino a quando la politica continuerà a stare nelle stanze del palazzo, a crescere figli e figliocci nelle pozzanghere di paese. Per poi uscire all’aperto, in campagna elettorale, volgendo lo sguardo al cielo per poi impressionarsi di una attesa “tempesta di stelle”. grizzly
postato il 2/3/2013